Domenica il meteo ha graziato questa povera terra martoriata
da giorni (ma anche mesi direi) di pioggia.
Un timido venticello da ovest a spazzato per bene il cielo,
e già sabato sera si potevano godere delle belle stelle e un’aria limpida e
frizzante…
Giornata ideale per un gita all’aperto, per un’alzata
all’alba e relativa corsetta fino a qualche cima innevata, cose di questo
genere no?
No, appunto.
Domenica la giornata era dedicata alla periodica re-union
delle quattro vecchie compagne di liceo. Amiche quasi inseparabili dai tempi
dei primi brufoli e dei primi amori, e da poco tutte e quattro felicemente
mamme in carriera (Nel senso che la carriera è fare la mamma, il resto è
sopravvivere)
E quale location migliore se non… casa nostra?
Si compone così la mia domenica ideale diciamo. Anzi, il mio
week-end, visto che i preparativi di pulizia e di cucina sono iniziati già
sabato pomeriggio.
Non sono in generale così asociale (anche se sto peggiorando
negli ultimi tempi, lo ammetto), mi piace fare festa tra amici e soprattutto
invitarli a casa mia sbizzarrendomi in cucina e nel reparto aperitivi. Però io
e le “ragazze” non abbiamo mai avuto una grande sintonia.
Io sono comparso sulla scena come “quello cattivo” che
faceva soffrire la loro amica, il soggetto principale dei suoi sfoghi con loro,
e questo sottile velo di diffidenza, o forse imbarazzo, tra me e loro è sempre
rimasto.
Aggiungiamoci poi che i rispettivi mariti/compagni non sono
proprio il modello di amico ideale o compagno di baldorie che posso sognare
(praticamente avrei più cose in comune con un indigeno della Papua-Nuova
Guinea), e il mio bel quadretto domenicale è servito.
La mia giornata è trascorsa tra i vari preparativi del
pranzo, servizi del pranzo, risistemazione dopo il pranzo, intervallati ogni
tanto da qualche momento di gioco con i bimbi superagitati, e il tutto con
sullo sfondo il continuo brusìo delle conversazioni dei commensali, a tema
univoco “esperienze da partorienti e disagio delle giovani coppie nella società
moderna”.
Che palle, che ansia.
E intanto, mentre cercavo di averla vinta con i cestelli
della lavastoviglie (lavoro inutile, perché tanto successivamente delle
sapienti mani femminili li svuoteranno completamente riempiendoli con un
fattore di impacchettamento aumentato del 175%), guardavo gli ultimi raggi di
un bellissimo sole autunnale morire dietro le cime innevate all’orizzonte.
Ciao domenica, è stato bello viverti.
Mi sento asociale e scontroso.
Relazionarsi, e soprattutto mantenere vive queste relazioni
con le altre persone, è estremamente faticoso e molto spesso frustrante.
Ho sempre meno voglia.
Non ho voglia di impegni, scadenze, condizionamenti…. Mi
rendo conto di non aver voglia di spendere tempo per gli altri (Che non siano
la mia famiglia)
L’ho fatto negli ultimi due anni prendendo in mano la mia
associazione sportiva, e impegnandomi a fondo per creare gioco e divertimento
per gli altri, con il risultato di ricevere solo critiche e bastoni tra le
ruote, per colpa di chi voleva il mio posto e non si adeguava al nuovo corso.
Poi mi sono buttato a capofitto nell’amministrazione del mio Comune, ma
l’esperienza (e le persone) mi hanno abbastanza deluso. Troppa voglia di
apparire, troppi interessi dietro l’ostentato senso civico e di sacrificio,
troppe dinamiche false e fastidiose all’interno dei gruppi.
Forse per questo ultimamente mi sto appassionando di più
alla corsa: uno sport singolare, onesto (si sa che i tuoi compagni/avversari
vogliono primeggiare e superarti) in cui bisogna parlare poco e che ti permette
di stare lontano dalla gente per intere ore.
Devo buttarmi sulle Ultra-trail da un centinaio di
chilometri, adesso mi documento.
Nota positiva del week-end, un sabato mattina passato a fare
fotografia al negozio di giocattoli di un mio caro amico.
Bellissimi soggetti, soprattutto sotto Natale. Atmosfera che
ti lascia addosso un senso di serenità e di ottimismo.
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