lunedì 12 settembre 2016

Quelli che il lunedì...

Ieri mi sono alzato, alle 6, in perfetta forma.
Alle sette partivo per la vetta del Musiné, lassù dopo 750 metri di salita veramente bastarda.
In effetti mentre cuocevo sotto un sole già cattivo a quell'ora, con le mani sporche di terra rossa (perché qui altro che correre, bisogna inerpicarsi mani e piedi) e la bocca secca e impasta, mi chiedevo perché cavolo mi ostino a provare questa salita, che è brutta, pericolosa e poco utile come allenamento.
Inoltre questa vetta mi mette a disagio, con la sua croce titanica e quelle targhe poco chiare che inneggiano alla vittoria del cristianesimo sulle genti pagane che vivevano in queste valli.

Alla fine sono sopravvissuto, scendendo sotto i 50 minuti dell'ultima volta, e avvicinandomi ai più lusinghieri 45, cioè i famosi 1000 metri all'ora di ascesa.
In realtà Garmin Connect mi ha inserito nella classifica del segmento "Salita al Musiné" con un tempo di 44'11", ma non tenendo conto del tratto di strada dal parcheggio all'inizio della mulattiera.

Il resto della giornata è passato via liscio, con giochi nella piscinetta gonfiabile con le bimbe e una festa di compleanno al parco in atmosfera molto rilassata.

Oggi, dopo neanche un'ora di ufficio, ho cominciato a sentirmi rigido e anchilosato.
Credo che la vita sedentaria e in cattività mi stia sempre più stretta, devo assolutamente trovare il modo di cambiare vita!

Questo è anche il lunedì del ritorno all'asilo di bimba grande, e quindi del definitivo rientrare nella routine post-vacanze.
Dopo l'intesa esperienza delle vacanze in camper solo noi quattro, ho patito un po' il rientro a casa con lei.
Sembra che tra di noi sia più difficile trovare sintonia, con frequenti litigi e incomprensioni.

Qualche settimana fa leggevo un articolo interessante sull' essere padre oggi.
Come io stesso ho notato più volte osservando le mie conoscenze, si analizzava il fatto che al giorno d'oggi è sempre più difficile per i padri identificare e mantenere il proprio ruolo.
E' venuta sempre meno la figura del padre educatore duro e intransigente, e sempre più spesso si ricade nel rischio di diventare "Papà pluche" (termine usato spesso da questo gruppo di pediatri), una figura goliardica che gioca e dice sempre si, ma che in fondo non ha più un ruolo così fondamentale nell'educazione del bambino, e può benissimo essere sostituito da figure analoghe, quali nonne o zie.

Veniva poi sottolineata l'importanza della dualità mamma-papà, con le loro differenze e con i loro contributi complementari, necessari per l'educazione ottimale dell'individuo.
Un bell'esempio che mi ha colpito è stato: la mamma è quella che abbraccia, che dà sicurezza; il papà è quello dei "salti in aria", delle prime esperienze di distacco dove si affronta la paura dell'ignoto.

Mi ha colpito questa distinzione perché calza perfettamente con la mia esperienza.
Mia figlia cerca me proprio per i giochi più spericolati, per il brivido del pericolo, tra cui andare a caccia di mostri e il farsi lanciare in aria che mi chiede tutte le volte che è contenta di vedermi o che vuole esibire il suo papà davanti ad altri.
Le prime volte che siamo andati in piscina poi, istintivamente nel momento della paura cercava e chiamava me, non sua mamma come sempre. All'epoca cosa ancora più insolita rispetto ad adesso.

Dovrei quindi essere consapevole del mio ruolo, consapevole del fatto che per i primi anni la mamma è l'assoluta protagonista mentre il papà spesso è visto come elemento di fastidio in questo rapporto esclusivo.
Dovrei anche impormi di evitare di ricadere nel ruolo di quello che sgrida e impone l'ordine con la forza fisica. Rischio questo sempre dietro l'angolo, ma che crea subito risentimento e senso di ingiustizia nel bambino.

Io, che nella vita sono sempre stato burbero e scostante, arido di manifestazioni di affetto, adesso mi devo sforzare di non essere troppo pacioccone e coccoloso con le mie figlie... (addirittura anche con mia moglie, ma questo è un'altro discorso!).
Sarà il mio karma?






Attenti a voi Pagani! Stiamo arrivando!





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