martedì 6 dicembre 2016

The Day After

Eccoci qui, abbiamo superato questo maledettissimo giorno del referendum.
Ho aspettato un giorno, guardingo e circospetto, per essere sicuro che non accadesse niente di strano, che un'orda grillina non sbucasse da dietro l'angolo sgozzando tutti i renziani del paese, che la Merkel non facesse calare i suoi carri armati oltre il Brennero per attuare un'appendicectomia a questa propaggine d'Europa sempre più agonizzante.


Ho votato si.
Nonostante la mia tessere ANPI, l'amore per le rivoluzioni e l'appartenenza ad una terra di antagonisti.
In realtà, si sa, sono uno che crede nel sistema, nella politica, nella Repubblica Italiana e nell'Unione Europea.

Nonostante tutto credo nel PD, nelle sue possibilità, nei suoi quarantenni e trentenni che cercano di costruire una nuova classe politica democratica e socialista.
Ci credo perché so che è difficile, che l'arte del compromesso è fondamentale, che i risultati si raggiungono un passo per volta, una caduta dopo l'altra, come nella corsa.
E come nella corsa non ci si improvvisa maratoneti, si lavora anni, si impara dai Top, si fa gavetta e si lavora con umiltà a testa bassa.

Non esiste il teletrasporto per un mondo migliore. Non siamo in Star Trek.

Ho deciso, soffrendo fino all'ultimo, perché mi sentivo di stare dalla parte di un ragazzo poco più grande di me che è riuscito a sfidare gente come D'Alema e Berlusconi, dando la speranza a quelli della nostra età di poter smettere di essere ragazzini, in politica come nel lavoro, di poter finalmente prendere per mano il nostro paese e far valere le nostre idee e le nostre competenze.
Sentivo di stare dalla parte di una giovane donna come la Boschi, attaccata da subito quasi solo per il suo essere giovane e bella. 

Ho visto in questo SI la riscossa della mia generazione, di chi è soffocato dall'indolenza degli ultra sessantenni che non vogliono lasciare spazio, che hanno goduto del periodo d'oro di questo paese e non vogliono smettere di godere di quella rendita.

E poi non ho visto motivazioni così valide nel fronte del NO.
Percepivo tanta paura, insicurezza, rancore, ignoranza, voglia di arroccarsi su vecchie linee nostalgiche.
Critiche alla faccia antipatica del premier, alle belle gambe della ministra, ai modi sbagliati, ai metodi non perfetti con cui la riforma è stata scritta, ma poi in fondo sui reali contenuti ben poche osservazioni oggettive.

Ma più di tutto, non mi andava di festeggiare insieme a razzisti, secessionisti, omofobi, fascisti.
Ieri loro cantavano vittoria, io in fondo stava bene dall'altra parte.



L'unica cosa positiva di questo voto, è che ho raggiunto il mio seggio di montagna di corsa, facendo un bell'allenamento in salita tra mulattiere, scale di una condotta idrica e asfalto con un ritmo di 7 min/km. Molto buono per me.
Ieri e oggi ho proseguito con misto piano e mulattiere, oggi in particolare ho fatto un giro con salita molto ripida, da farsi con mani e piedi addirittura, e le gambe adesso le sento piuttosto cotte.
Il programma è un allenamento con ripetute domani su asfalto, poi lungo in montagna giovedì mattina, magari riuscendo a toccare i 2000 m di dislivello.
Sabato garetta sociale di Natale da cui non pretenderò molto con i suoi 5 km per le strade del paese, quindi scarico e riposo fino al sabato successivo e al trail della Via Lattea, sperando di riuscire a riscattare l'ultima deludente prestazione.



D'altronde, sono nel mio elemento... no?








4 commenti:

Cristina ha detto...

Questo post avrei potuto scriverlo io (a parte che non sono andata al seggio correndo, ma avevo corso la mattina, e che nessun trail mi aspetta, per il momento!), forse non sono così convinta sul PD, mi ha deluso tante volte è in realtà io m ne sto più a sinistra, ma credo che L'ottimo sia nemico del buono, per cui avevo votato SÌ convinta. Vedere quell'accozzaglia (anche per me è un'accozzaglia) che festeggia ora mi fa un po' di tristezza!

spiritodeimonti ha detto...

Ecco, hai centrato perfettamente il punto: il NO lo sentivo come una dichiarazione di pessimismo, di resa.
"Più a sinistra" c'è il cuore ;)
Eppure è troppo facile stare lì, l'ho sperimentato sulla mia pelle, ad un certo punto bisogna buttarsi nella mischia e sporcarsi le mani.

S. ha detto...

intanto sono proprio i "giovani 18/35 anni che hanno maggiormente votato il No...
un voto di protesta contro la precarietà, contro la presa per il culo del jobs act, perdere il potere di votare una camera non più di senatori, ma bensì lasciare carta bianca al presidente del consiglio di scegliersi sindaci e presidenti di regione, per una consulta che non avrebbe avuto alcun potere, etc...
non mi sembra poco.
non c'entrava l'accozzaglia di quelli che avevano motivi diversi da non voler il si,
come gli omofobi, razzisti e quant'altro.Ne tanto meno festeggiare a casa loro brindando allegramente.
cmq è finita, siamo tutti perdenti, perchè niente cambia, in più renzi resta e nel frattempo
le varie leggi, sul femminicidio, la legalizzazione della cannabis e tante altre si fottono, mentre aspettiamo un legge elettorale decente. Intanto sono in ferie, tutti, i lavori riprenderanno, dopo aver assestato con Mattarella come preseguire nel congelamento delle dimissioni, il 24 gennaio. bello eh?
intanto noi ci facciamo il mazzo, almeno io fino a natale e capodanno compreso.
buona giornata

spiritodeimonti ha detto...

Inutile tornare sull'argomento, ma non eleggere i Senatori (in realtà li eleggiamo nel Consiglio Regionale), non lo vedo come il male assoluto.

Poi vedi, io parlo per le mie esperienze personali e per il mio territorio. Conosco tanti giovani impegnati in politica e nel sociale che mi fanno capire quante possibilità avremmo. Allo stesso tempo vedo tanti 18/35enni arrabbiati e pronti a contestare tutto che in fondo stanno bene in questa brodaglia e non hanno voglia di cambiare un cazzo.

L'accozzaglia c'era, non si può negare dai. Ma questo non sminuisce i tantissimi sostenitori del NO consapevoli e accorti, e a cui io do il beneficio del dubbio sul fatto che avessero ragione loro.