mercoledì 22 gennaio 2014

Disease...


L’epidemia virulenta di influenza ha travolto tutta la mia famiglia (genitori, suoceri, cognati nipoti) e alla fine ha beccato pure me.
 
Beh, speravo di battere il record arrivando a 40 anni senza mai essermi beccato l’influenza intestinale, ma ho fallito ad una manciata di anni dall’impresa.
Una cosa molto leggera, qualche crampo allo stomaco e poche linee di febbre, ma comunque ha vinto lei.
La cosa bella è che mi sono goduto due giorni di totale relax a casa, staccando completamente la testa dal lavoro e vivendo in simbiosi con mia figlia.

Lunedì mi sono alzato dopo aver trascorso in pratica ventiquattr’ore nel letto, e mentre la mamma andava in città a fare cose di mamme, io e la piccola ce ne siamo stati chiusi in casa a farci le nostre cose: cacca insieme uno di fronte all’altra (perché è importante condividere ogni aspetto della vita), lavaggio di noi stessi (e fondamentalmente di tutto il bagno), colazione a tre insieme a Mr.P ( il nostro cane puzzone e dispensatore di peli che, fin troppo presto, ha imparato che stare nelle vicinanza di una cucciola umana è come aver trovato una fonte inesauribile di cibo) e infine giro per il paesello con carrozzina e guinzaglio  approfittando di un’inaspettata giornata dal clima primaverile.

Si avverte tantissimo la differenza quando trascorriamo due o tre giorni insieme, magari solo io e lei come nel caso di lunedì. Di solito, quando arrivo la sera dal lavoro, c’è sempre un po’ di “imbarazzo” da parte sua, e ad ogni crisi o disagio la priorità è la mamma, o addirittura la nonna quando ha passato il pomeriggio con lei.
Invece in questi due giorni c’era quasi parità tra mamma e papà, e addirittura dalla nonna non voleva neanche stare quando l’ho portata per poter fare una commissione.
In questi momenti ci si rende conti di quanto sia importante il tempo trascorso con loro, perché le sensazioni più belle dello stare insieme si costruiscono poco per volta, con un contatto continuo. Invece, quando c’è una allontanamento, per molti aspetti si “torna indietro”, e dopo bisogna ricostruire quella familiarità profonda che permette di godersi appieno la loro compagnia.

Giusto dopo queste riflessioni, mi tocca partire per una due giorni in terra Altoatesina, in mezzo a quei simpatici compatrioti che si rifiutano di parlare italiano.
Pazienza, in effetti un po’ di svago in hotel e una notte in un letto tutto mio senza risvegli improvvisi ci sta bene...

...saprò far di necessità virtù (magari senza troppi virtuosismi)


2 commenti:

lauragds@gmail.com ha detto...

Mr. P ha capito tutto della vita!

scopro per caso ( ho fato un errore di ricerca) il tuo blog,e non è malaccio!

spero non ti scocci se ti linko al mio.

spiritodeimonti ha detto...

oh il caso!
si potrebbe disquisire per ore su questa straordinaria manifestazione del volere divino ;)