E’ come se qualcosa calasse sul mondo, spegnendo la speranza, la compassione e la fratellanza tra gli esseri umani.
Quand’ero bambino, intorno ai sei anni, mi ricordo che avevo una
stranissima paura ad incontrare persone più grandi di me in posti isolati (e io
vivevo in posti piuttosto isolati ed ero abbastanza vagabondo).
Non si trattava della televisione o cose sentite dire, infatti non avevo
paura di essere rapito, ammazzato o violentato. Avevo solo paura della violenza
e della cattiveria gratuita, del fatto che quelle persone, per divertimento,
potesse darmi fastidio, “torturarmi”.Crescendo, quelle mie paure mi hanno sempre più stupito per la loro irrazionalità da un lato, ma per la loro consapevolezza dall’altro.
E’ come se conoscessi qualcosa, qualcosa che per fortuna in questa vita
non ho mai visto, ma di cui è rimasta traccia dentro di me.
Non sono un santo, riesco ad immaginare la violenza e spesso sono tentato
di manifestarla. Ma ne vedo la causa e
il fine, e il limite è sempre basso.
Quello invece che non riesco a tollerare (e non lo dico in senso
metaforico, o intellettuale, è proprio
il mio organismo che si chiude, si blocca) è la violenza gratuita e
sistematica, l’esplosione improvvisa di qualcosa totalmente scollegato e
disinteressato dalla ragione.Stavano discutendo, lei gli diceva qualcosa, recriminava o non so cosa, lui all’improvviso è esploso, avventandosi verso di lei trattenendo a stento un pugno e urlandole insulti.
I bambini si sono messi a piangere, e poi tutti e quattro sono spariti dalla mia visuale.
L’immagine di quella manifestazione di forza fisica, contrapposta alla totale impotenza e rassegnazione di lei, mi ha lasciato frastornato e con la bocca dello stomaco contratta.
Sono passati diversi anni, ma il malessere che mi procura quella visione rimane intatto.
Però voglio far di tutto per non dimenticarlo mai, per ricordare queste
cose in modo da riconoscerle sempre meglio e sempre prima, e non permettere che
entrino a far parte della mia vita.
E in fondo è questo il segreto per non far diffondere l’ombra: essere
tutti i giorni attenti e meticolosi nella cura del nostro piccolo lumino
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