venerdì 31 ottobre 2014

Al campetto

Ieri sera allenamento con ripetute 4x1000 nel vecchio campetto di calcio dove giocavo da bambino.

Mi ha fatto uno strano effetto correre intorno al campo come facevo quasi trent'anni fa.
La mia carriera da calciatore è stata breve e travagliata, il mio carattere chiuso e insicuro mi bloccava e non mi permetteva di esprimere le mie (eventuali) potenzialità e di imparare seriamente a giocare.
Eppure ero un ragazzino insolitamente agile e veloce, caparbio anche, e in difesa riuscivo a fare buone cose, dato che ben pochi riusivano a sfuggirmi.
Purtroppo quando mi trovavo a gestire la palla, venivo assalito dall'agitazione e dalla paura, pensando solo a liberarmi il prima possibile di quella "grana". Quasi sempre in malo modo.

Un ricordo vivido legato a quel campetto, è la prima partita che giocammo con la squadra, e mio nonno che mi guardava dall'alto della strada che sovrastava la zona di gioco, venuto senza dirmi niente per farmi una sorpresa, e che io per fotuna ho scorto solo verso la fine, evitando così di sentirmi ancora più impacciato.
Forse mi aveva dato fastidio allora il fatto che fosse venuto, ma a distanza di anni, mi è rimasta solo la sensazione positiva di gratitudine per quel suo gesto di interesse e attenzione.

A volte mi rendo contro di essere stato un bambino particolarmente fortunato, avendo in pratica goduto dell'attenzione e dell'affetto di tre "padri":
mio padre, sempre presente, equilibrato e attento, che insieme a mia madre ha rinunciato ad un lavoro remunerativo e gratificante che però li teneva fuori casa dal mattino alla sera tardi;
mio zio materno, single scapestrato e un po' problematico, che con me ha sempre avuto un legame particolare, dandomi molte attenzioni;
mio nonno materno appunto, punto diriferimento per me e per tutta la nostra famiglia, insieme al quale si aveva sempre qualcosa da fare o da imparare: gite in montagna, visite a tutti i castelli/ruderi della zona (una mia passione),costruzione e collaudo di giochi in legno, primi rudimenti di coltivazone nell'orto.
Avevo sempre un punto di riferimento su cui contare, anche quando passavo le giornate a fare il ragazzino vagabondo su e giù per il paese, sapevo che lui era alla bocciofila a giocare a carte o a bocce, e ogni tanto potevo fare un salto da lui per un gelato o per rimanere a guardare i vecchi del paese bere e imprecare mentre giocavano.
Se n'è andato troppo presto, ormai sono più di dieci anni. 
C'erano ancora tante cose che avrei voluto imparare da lui, e soprattutto avrei voluto che conoscesse sua bis-nipote.

Chissà quale apporto daranno alla crescita di mia figlia le figure maschili che la circonderanno.
Quali opportunità e quali pericoli potranno giungere da loro.

Stamattina si è svegliata alle sei nel suo lettino, attaccato al nostro, e senza dire niente (tranne un paio di "OH-ISHA..") ha scavalcato la madre arrivando a mettere il suo faccino quasi contro il mio. Poi, con una vocina angelica, ha soltanto detto: "Papà?...Papà!" 
E tutta contenta ha riscalato sua mamma in cerca dell'imprescindibile tetta.

Forse il segreto è tutto qui, fare in modo che lei possa crescere con la sensazione che suo papà è sempre lì per lei (Anche se è rincoglionito e a stento riesce ad aprire gli occhi).
E questa è una cosa che voglio tenere bene a mente e non deludere mai.


In ogni caso, le tripetute sono andate da schifo, con tempi che oscillavano intonro a 4 e 30.
Il campetto è bello perché facendo un giro si percorrono 250 metri esatti, ed è facile tenere il contro di quello che si sta facendo. Però il terreno è troppo sconnesso e difficile, specie con il buio, e la velocità ne risente molto.
Ieri sera poi c'era pure la nebbia a banchi... 
Ma è mai possibile che in cento metri uno incappi in due o tre micro banchi di nebbiolina umida nella quale la luce della pila frontale si disperde in un muro bianco non facendoti più vedere una cippa???

Manca poco più di una settimana al Trail, e mi rimane poco tempo per migliorare almeno un minimo.

Domani in programma un giro sul percorso corto (9km con 700 metri di dislivello), in modo da testare ancora una volta la salitona iniziale...

E poi vada come vada.






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