martedì 28 marzo 2017

Pronti a soffrire?

Bello questo post di Runlovers, nessuna grande rivelazione, ma descrive molto bene la situazione.

Ricordo bene la mia terza parte al Morenic Trail, quando dopo 70 km mi aspettava ancora una maratona ed è calata la notte, sorprendendomi da solo in mezzo ai boschi.

E' vero, sei solo con i tuoi pensieri e con la sofferenza fisica che diventa una costante opprimente: vesciche ai piedi, ginocchia gonfie e doloranti, stomaco contratto e nausea continua.

“Il dolore è inevitabile, la sofferenza è opzionale”

Non fare del dolore una sofferenza. Mi piace come motto di vita.
In effetti è quello che mi è capitato, non vedere mai il dolore e il disagio del momento come qualcosa di assoluto e condizionante, ma solo uno stato momentaneo, non piacevole ma di certo superabile o sopportabile.

Domenica mi aspetta la Maremontana con i suoi 63 km e un dislivello quasi doppio rispetto al Morenic.
Da un lato sono molto più preparato, ma dall'altro l'abitudine a spingere di più potrebbe tradirmi.
Come sempre il mio cruccio è il mal di stomaco, e spero questa volta di perfezionare i discreti successi degli ultimi allenamenti.

Mi fa sorridere quando nell'articolo si parla dei "luoghi oscuri", cercati dagli ultrarunner per poterli affrontare e vincerli. Sembra un po' una costante della mia vita: inseguire e sprofondare nei lati oscuri della mia esistenza, far morire il me stesso di tutti i giorni, il marito, il padre, l'ingegnere, per poi rinascere ancora più forte e consapevole...

E se invece rinascessi più vulnerabile e immaturo (Nell'accezione più positiva possibile del termine)?
Sarebbe tanto peggio?


Nessun commento: