giovedì 28 dicembre 2017

Recensione: Hoka Speedgoat

Arrivato a 400 km percorsi, direi che è giunto il tempo di tirare le somme delle mie ultime scarpe da trail acquistate: 

Hoka One One SPEEDGOAT I



Le ho acquistate a giugno, in previsione del CRO TRAIL, e con loro ho corso due trail da 42 km e uno da 84, più una serie di trail minori e ovviamente agli allenamenti. 
Ho avuto quindi modo di sfruttarle appieno, ricavandone sensazioni direi ottime.

Ma devo dire che comunque è stato amore a prima vista.
Il debutto è avvenuto su un giro di allenamento in notturna su mulattiere sotto la pioggia. Le condizioni peggiori per l'aderenza quindi, ma la suola VIBRAM MEGAGRIP ha dimostrato di essere il top in assoluto. La scarpa si incolla alle pietre bagnate sia in discesa sia in salita quando si prova a spingere per correre.

Un altro mondo rispetto alle Akasha e soprattutto rispetto alle Cascadia.

L'intersuola ammortizzata poi garantisce un appoggio morbido e confortevole e quando verso la fine del mio giro, già piuttosto stanco, ho percorso l'ultimo tratto in discesa su asfalto avevo la sensazione di correre su un morbido tappeto!

Il punto dolente forse, è la tomaia un po' spartana e forse non troppo curata, così come il sistema di chiusura dei lacci e la linguetta.
Il confort della calzata non ne risente molto in realtà, ma di certo una scarpa de La Sportiva trasmette una sensazione di solidità e di cura dei dettagli ben superiore.

I lacci delle Speedgoat sono rigidi, tendono a far sciogliere il nodo, e quando si prova a stringere tendono a chiudere la scarpa in modo forse non omogeneo e continuo.
Sono comunque dettagli non fondamentali, e non creano particolari problemi, di tenuta comfort nella corsa o quant'altro.
L'unico accorgimento è di fare un bel doppio nodo stretto per evitare che questo si sciolga durante la corsa.

Non è la scarpa perfetta di certo, ma per ora è quella che mi ha soddisfatto di più.

Le Cascadia 11 sono troppo carenti nella tenuta, anche se la calzata è ottima.
Le Akasha sono molto buone, ma forse troppo pesanti e rigide.

Le Speedgoat mi hanno permesso di arrivare al fondo dell'UTLO senza un dolore o una vescica, nonostante lunghi tratti di corsa in discesa e terreni pietrosi piuttosto infidi.
Si sono rivelate poi ottime anche nei lavori veloci di questi giorni su asfalto ghiacciato, non facendomi rimpiangere per niente le Glycerin.

Credo proprio che per il 2018 ne prenderò un altro paio.



venerdì 22 dicembre 2017

Sisters


Per ogni giorno che verrà,

vorrei regalarvi aria di primavera al mattino;
ed una strada nel bosco, che profuma di pino.
Vi donerei sorrisi sempre nuovi da indossare;
ed una compagna fidata, che chiede solo di potervi amare.








giovedì 21 dicembre 2017

Ripetute Polari

Ieri sera sono stato ad un passo dal disertare l'appuntamento settimanale con la serata allenamento di squadra.

Da tre settimane ormai il nostro circuito in mezzo ai capannoni industriali e caratterizzato da lastre di ghiaccio e cumuli di neve compatta, e ieri sera il pensiero di cimentarmi con delle ripetute là in mezzo, con -4 gradi di temperatura, non mi allettava proprio.

Però i sensi di colpa erano pesanti, considerando che era dal venerdì precedente che non facevo niente, e saltare di nuovo i "lavori di qualità" avrebbe acuito il mio già importante disagio da atleta fallito.

Alla fine sono stato contento di essermi dato una scrollata (ma lo sapevo, succede sempre così), e per premiarmi mi sono pure concesso un hamburger e una birra rossa al mio pub preferito.
Diciamo che nell'allenamento potevo impegnarmi di più, ma considerando lo stato di forma non proprio eccelso non mi posso lamentare.

L'allenamento consisteva in un 1500-1000-500 con 500 metri recupero lento tra una seria e l'altra, tutto quanto ripetuto per due volte ottenendo 9 chilometri totali.
Per fortuna c'era anche il mio "socio" preferito, che ha il mio stesso ritmo (anzi, lui ha più resistenza, mentre io forse ho più velocità nel breve) e mi aiuta trascinandomi e spronandomi quando il lavoro diventa più duro.
La prima serie siamo riusciti a tenerla sotto i 4 min/km, mentre nella seconda un po' di cedimento c'è stato, soprattutto nei 1500 che abbiamo alzato a 4'10" circa.

Forse avremmo potuto stringere di più i denti e provare a restare sempre sotto i 4, ma tutto sommato aver completato l'esercizio con un ritmo ed una variazioni abbastanza costanti e uniformi, senza esagerazioni o crolli, è già un ottimo risultato.

E adesso incombono le ferie, quasi due settimane libere... che direzione prendere???

Da una lato sono tentato dalla strada, da una mezza a Novara per fine gennaio e magari addirittura una maratona in primavera (Rimini magari?)
Dall'altro ho il mio CRO Trail a luglio e magari l' CCC in Val d'Aosta a settembre, per i quali devo assolutamente mettermi di buona lena a migliorare la potenza muscolare, facendo sì ripetute e variazioni, ma anche tanta salita.

Devo arrivare al punto di mangiarmi senza problemi rampe di 1000 metri di dislivello senza patire più di tanto, magari arrivando a ritmi di salita sensibilmente inferiori all'ora per ogni mille metri.


Mentre scrivo, e faccio programmi dettagliati per il 2018, mi rendo conto di quanto questo lato propositivo e pianificatore manchi nel mio ambito lavorativo, dove un cronico lassismo e pressapochismo perseguitano la mia azienda (e alla fine di conseguenza me) ormai da qualche anno.
Dovrei imparare dalla corsa, pormi degli obiettivi precisi, allenarmi anche controvoglia per raggiungerli mantenendo sempre alti i livelli di coinvolgimento ed entusiasmo.

Ad agosto mi è stato detto che a settembre ci si sarebbe riorganizzati per bene.
A settembre tutto come sempre, poi ad ottobre mi è stato detto che ci sarebbero state grandi novità, soprattutto riguardanti me, e quindi questo riorganizzazione sarebbe partita.
Novembre e dicembre sono invece passati nella solita apatia e menefreghismo generale, e quando ho sollevato le mie perplessità mi è stato detto "a gennaio vedremo".

Sono in una bolla di comfort-zone pericolosa, tanto comoda nel presente quanto instabile nell'immediato futuro...

Ritornare a pensare di uscirne?




mercoledì 13 dicembre 2017

Maratone (Alpine) e serate milanesi

C'erano tante cose che volevo appuntarmi, per tenerne il ricordo, per rifletterci su e mettere un po' di ordine.

Probabilmente la difficoltà a ordinare e concretizzare i pensieri e i progetti ha un nome clinico, rientra magari addirittura in un anamnesi medico-psicologica bene definita, ma per ora  la mia beata ignoranza non mi disturba affatto.

Tante cose dicevamo, si...

Novembre è un mese difficile, credo lo sia per tutti. 
Intacca l'umore con il suo freddo, con le giornate grigie e buie, con il rimpianto della bella stagione e l'ansia da prestazione per l'anno che volge al termine.
Quand'ero da solo me la cavavo in scioltezza, In due le cose si sono complicate un poco (diciamo un po' di più dai), in quattro le dinamiche sono molto delicate.

Essere una coppia, essere genitore, essere un individuo e curare le diverse esigenze contemporaneamente è un'impresa titanica.
Per questo probabilmente, se guardo gli esempi che mi circondano vedo pochissimi (e reali) successi, tanti -troppi- fallimenti.


Noi abbiamo la fortuna di avere quattro nonni molto presenti e disponibili, e non oso immaginare chi questo lusso non lo conosce.
Grazie a loro questo mese ci siamo concessi il lusso di una serata di coppia a Milano per vedere dal vivo Nick Cave con i suoi Bad Seeds.
Ce la siamo presa con comodo, prendendoci tutto il tempo necessario per un ottimo aperitivo QUI, dove mi sono deliziato di un uovo alla poche con crema di topinambur e funghi, bevendo un corposo bianco dell'Alsazia.
Adoro le uova, adoro i vini alsaziani, e il piatto cucinato alla perfezione mi ha fatto provare un'estasi del gusto favolosa.

Ed è con gli strascichi di quest'estasi che ci siamo avviati verso il forum di Assago.
Strepitoso Nick, come sempre. 
Un concerto ben diverso da quello del 2009 a Venaria, che seguiva un album più leggero e melodico.
Questo era il tour della catarsi emozionale di un padre che ha perso il proprio figlio, un uomo che si mette a nudo e cerca la comunione con i propri fans.

Dolente, intenso, VIVO

La vita vissuta con ogni fibra, che forse è l'unico rimedio alla morte e al dolore più grande.

Il suo dolore che è poi la mia più grande paura, e così come me forse migliaia di altri spettatori hanno condiviso quelle paure e quei dolori ancestrali insieme a lui.
Lui che cercava con affanno e disperazioni questa condivisione, cantando quasi sempre in mezzo al pubblico, scendendo tra la gente, toccando e guardandoci negli occhi uno ad uno, per poi chiamare tutti a sé sul palco al termine dello spettacolo.

Viscerale.

Emozionalmente traumatico.





Eppure quello che ci ha trasmesso è slancio, energia. Positività.

E tutto questo mi ha lasciato la consapevolezza di dover coltivare il bello, coltivare le emozioni nella loro totalità, senza tralasciare (troppo) nessun aspetto.
Così come abbiamo fatto in questa serata.



Ed ovviamente la corsa segue molto questo principio, specialmente gli ultra-trail, dove le sensazioni e le emozioni si esasperano fino al limite del sopportabile.


Da questo punto di vista, archiviato l'UTLO, dopo solo due settimane mi aspettava la NOSTRA gara, la gara della mia società a cui abbiamo lavorato per mesi, soprattutto pulendo e tracciato i nostri sentieri come se fossero i pavimenti di casa.
Quest'anno esordiva la Marathon: 42,195 km fatti però con 2600 metri di dislivello.

Un po' ero preoccupato, questo trail mi ha sempre portato sfiga, nonostante abbia iniziato a correre su questo percorso e ne abbia poi fatto il mio terreno di allenamento preferito.
Ovviamente poi il meteo ci ha messo del suo, e alla partenza mi sono ritrovato sotto una pioggia battente ed un freddo pungente, maledicendomi per non aver optato per una gita alle terme.
Invece alla fine è andata bene, con un tempo di 6 ore e 24 minuti (oltre un'ora in meno del giro di prova in allenamento) e 24a posizione assoluta davanti alla seconda donna.





Degna chiusura di stagione, ora dopo un po' di riposo bisognerebbe pensare a buttarsi nei lavori di forza per fare quel salto di qualità che mi manca nella resistenza in salita.
Mi farebbe bene andare in palestra... ma qui ritorniamo al tema iniziale, e al tempo necessario per prendersi cura di tutto il resto della mia vita, partendo dalle due piccole pesti che giorno dopo giorno diventano vere e proprie signorine.