giovedì 18 maggio 2017

Il Pellegrino Solitario

Dalle nostre parti si dice che Carlo Magno in persona scese dai valichi francesi (come Annibale prima di lui) per affrontare i Longobardi di Desiderio che da un po' di tempo facevano i furbetti nel nord Italia.
La leggenda dice che allo sbocco della valle trovò il cammino sbarrato da una possente "chiusa", una muraglia difensiva che correva da un versante all'altro e dotata di fortificazioni. 
Lui però, scaltramente e dimostrando di essere più un progenitore dei Tedeschi piuttosto che dei Francesi, aggirò l'ostacolo dall'alto delle montagne e sconfisse il nemico.

Su questi fatti storici nei primi anni '80 è stato tracciata una via che discende tutta la Valle di Susa chiamata appunto Sentiero dei Franchi.

75 km e 4000 metri di dislivello positivo, tra boschi e creste sempre immersi in paesaggi fantastici.
Difficile che la strada seguita sia proprio quella, spesso troppo impervia per far passare carri e animali, ma di certo la storia è suggestiva.

Non ero mai riuscito a percorrere più che brevi tratti di questa via, nonostante il suo fascino mi attirasse fin da bambino.
La scusa del lungo di questo mese mi ha offerto l'occasione per provarla tutta, anche se la difficoltà era altra.

Lunedì le previsioni erano propizie, non potevo tirarmi indietro.
Il primo treno passava alle 5:30 del mattino, e in un'ora mi ha portato al punto di partenza di Oulx.
Per la prima volta ho provato l'equipaggiamento da lunga distanza, con zaino pieno e marsupio frontale aggiuntivo.
Provviste come sempre composte da gel e barrette, ma questo volta aggiungendo un mio esperimento liquido:

50% latte di riso
50% latte di soia
cacao e datteri frullati.

Il marsupio frontale è molto comodo, permette di avere a portata di mano gli oggetti di uso frequente e la bottiglia con la mia pozione magica, però rende la corsa scomoda e disagevole, rallentando molto il cammino.
Pazienza, non cerco il tempo.

E' una passeggiata idilliaca per tutti i primi 35 km, con il solo neo del dolore al ginocchio destro che salta fuori da subito nelle discese. Che sia proprio il menisco? Se è così le mie prossime gare sono spacciate.
Per il resto la bellezza dei posti che attraverso e la giornata stupenda mi riempiono di gioia e di pace, niente a che vedere con le gare ufficiali, qui siamo un livello oltre.

Tra il 35° e il 40° vado leggermente in crisi. Prima una leggera nausea, e poi una spossatezza generale che rende un'impresa ogni piccola salitella.
Il problema peggiore è però mentale. Essere da solo in mezzo ai boschi, lontano ore di cammino dalla prima strada carrozzabile e senza la possibilità di raggiungere punti di ristoro o di soccorso, è una cosa che destabilizza molto.
In gara te ne freghi perché sai che puoi chiamare qualcuno oppure raggiungere il prossimo ristoro e ricevere aiuto, qui se crolli sei solo.

Rallento, mi rilasso godendo del bellissimo paesaggio, mi costringo a mangiare a piccoli morsi una barretta proteica bevendoci sopra la mia pozione. Poco alla volta torno in forma, giusto in tempo per affrontare la salita finale che mi porta in cresta quasi a 2000 metri toccando i 50 km di percorso.
Da lì in poi il sentiero lo conosco bene, sono quasi a casa e la strada è tutta in leggera discesa.
Incredibilmente il ginocchio non fa più male, posso anche correre tranquillo in discesa.

Arrivare alla meta sarà un piacere, mentre la sera mi accoglie calda e profumata di estate.








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